Ieri pomeriggio mi sono emozionata. Ero dentro il camerino di un negozio a provare una camicetta che mi piaceva da tempo e che, grazie ad una congiunzione astrale favorevole, non era stata saccheggiata durante il ratto dei saldi. Mi sentivo fortunata. Ieri era una giornata storta e avevo bisogno di sentirmi felice, anche per poche ore e quell’ acquisto era una buona ed apparente soluzione a poco prezzo.
Questo era l’ obbiettivo ed il risultato lo stavo quasi raggiungendo. Mentre distrattamente mi guardavo nello specchio infilandomi quella che da lì a poco tempo sarebbe diventata la mia nuova, ha cominciato ad aleggiare per il negozio, la canzone che Noemi ha presentato quest’ anno al festival di Sanremo. Era tenera, dolce, malinconica, vera. Era la prima volta che l’ ascoltavo. Mi ha colpita, così ho iniziato a seguire le parole oltre che la melodia“ la borsa di una donna riconosce le sue mani e solo lei può entrare”… “ Nascosto in una tasca c’è quel viaggio che è una vita che vorrebbe fare, milioni di scontrini, l’ inutile anestetico del suo dolore e stupidi sensi di colpa per quel desiderio di piacere “… “ Vicino alle sue chiavi la solita ossessione di scordarle ancora, e in quel disordine apparente la paura di restare sola. La borsa di una donna che può rivelare i suoi segreti in un momento “… La camicetta nuova non la vedevo quasi più, guardavo riflessa nello specchio, appoggiata sopra lo sgabello, la mia borsa che riconosce le mie mani e nella quale solo io vi posso entrare, la mia borsa con la mia vita dentro. Mi sono emozionata perchè nel poco spazio occupato dalla mia borsa, ho visto un’immensità di vita. Non che non lo sapessi, ma ogni tanto anche le certezze hanno bisogno di conferme, altrimenti si rischia di darle per scontate o peggio, di banalizzarle ed è questo il primo passo per perdersi.