Oggi pomeriggio, per tornare a casa a piedi dall’ufficio, ho fatto una strada inconsueta, piena di vicoletti solitari e all’ improvviso, mentre i pensieri si susseguivano con la stessa velocità di mie passi, mi sono ritrovata ad osservare, senza nemmeno accorgermene, una curiosa ed eccentrica vetrina di un negozio di cornici e di colori per pittori. Tra le tante cose bellissime che erano esposte, ho notato una scatola di colori a china solida con dei meravigliosi dragoni dorati disegnati sulla parte centrale di ogni colore. Erano misteriosi ed affascinanti. Ho pensato che sarebbero stati un bel regalo per mio figlio, a patto che non fossero costati una fortuna, come temevo. Così sono entrata e preparandomi a sentire un prezzo spaventoso , ho chiesto alla commessa, ignara di tutto il vociferare nella mia testa, quanto costassero.
Lei, accogliendo la mia domanda con un sorriso mi ha risposto “ 40 Euro Signora”, io, seguendo la mia scala di valore con la quale avevo valutato quei colori nella mia testa, le rispondo:” l’ uno?” e lei: “ no, la confezione”.
Ovviamente li ho acquistati e rientrando a casa con il mio prezioso bottino, ho avuto l’ ennesima conferma che le cose che desideriamo o che ci piacciono non hanno un valore in senso assoluto, ma relativo al fascino, all’ emozione e al sogno che gli oggetti sono in grado di provocare in noi. Quello è il valore che gli attribuiamo e che siamo disposte a pagare, un valore che è lontano anni luce dal loro valore economico.