Ho trovato subito interessante e stimolate l’iniziativa della rivista dimagazine di raccontare la nostra vita a 360 gradi.
Per noi donne spesso è difficile portare alla luce e rendere pubblica la nostra vita personale, perché almeno in certi ambiti e in certe professioni essere donne viene considerato un elemento di scarsa competitività e affidabilità e per molto tempo ho creduto che fosse realmente così.
Sono cresciuta in una famiglia di imprenditori, mio padre a 14 anni mi ha regalato il libro “ Come si legge il Sole 24 ore” e ho passato tutte le estati dalla mia adolescenza in su con lui, in giro per l’Italia, per partecipare alle contrattazioni nelle varie sedi della Borsa Merci. Ho conosciuto personalmente molti grandi imprenditori italiani degli anni 90, ho visto i mediatori di borsa con i primi fantascientifici telefonini Motorola, il doppio petto grigio e la borsa da lavoro rettangolare rigida con la combinazione a scatto, ho visto molti uomini in quel mondo e pochissime donne.
L’odore delle copie de Il Sole 24 ore lasciate in macchina sotto il sole è l’odore che mi ricorda quelle estati.
Ma quelle erano anche le estati nelle quali, quando non andavo in Borsa con mio padre, lavoravo in azienda come dipendente senza nessuna differenza tra me e gli altri.
Sorrido ancora quando penso ad una lontanissima estate nella quale mi ero tenacemente invaghita di un montgomery rosso di Valentino e avevo fatto anche gli straordinari per poterlo acquistare.
Quando sono diventata avvocato, il diritto bancario e dell’intermediazione finanziaria, mi è sembrato l’unico ramo del diritto con un’anima e un cuore, ma quel settore, almeno all’inizio era, più di molti altri, un settore prevalentemente maschile. Numeri, matematica finanziaria, diritto. Creatività zero, flessibilità zero, empatia zero, considerazione dell’aspetto emotivo zero.
Questa è stata la parte professionale della mia vita che ad un certo punto non si è più conciliata con quella personale, perché in quella ho dovuto affrontare molte prove importanti, impreviste e dolorose che mi hanno fatto attingere a piene mani a caratteristiche e risorse che pensavo di non avere.
Quello che è accaduto nella mia vita personale, mi ha portato a cambiare atteggiamento e punto di vista anche in quella professionale. Per risolvere i miei casi non ho più guardato solo i numeri ma anche le persone legate ai quei numeri, non mi sono più fermata a studiare i contratti ma ho iniziato a capire chi li aveva sottoscritti e questo ha fatto davvero la differenza.
Ho scoperto che ogni persona si porta dietro la sua storia ogni volta che compie una scelta e quella scelta spesso è proprio la conseguenza del suo passato. Il denaro, a qualunque livello lo si guardi, è legato alla sopravvivenza e al soddisfacimento di bisogni, primari e non, nostri e delle persone che amiamo e non può non avere radici emotive.
Tutte le volte che i miei clienti mi hanno raccontato le loro storie, ho compreso perché avevano fatto quell’errore finanziario e da quale punto della loro storia arrivava.
Così, oltre alla mia professione, ho creato un progetto che si chiama La Borsa delle Donne ( laborsadelledonne.it) nel quale ho messo insieme tutti i pezzi della mia storia personale e professionale e della mia personalità con l’obbiettivo di accorciare le distanze tra le donne e la formazione finanziaria attraverso un linguaggio e degli argomenti inconsueti per questa materia ma comuni a tutte noi.
Del denaro si è sempre affrontato l’aspetto tecnico, ma il rapporto con esso prima di tutto nasce dentro di noi e si nutre dei ricordi e delle emozioni che abbiamo legato ad esso.
Noi donne, senza voler in alcun modo generalizzare, abbiamo un rapporto difficile con il denaro e tendiamo a non occuparci di questo argomento. Nella maggioranza dei casi veniamo educate con l’idea che non tocchi a noi occuparcene, perché il denaro non è roba per donne e che tale aspetto fondamentale della nostra vita sia naturale delegarlo alla parte maschile del rapporto familiare o di coppia. Se un tempo questa era la normalità, la vita di oggi non ci permette più di avere questo atteggiamento. Per superare le resistenze che si sono formate nel corso del tempo ho scoperto che occorre utilizzare la forma di linguaggio che per noi donne è più funzionale, ovvero quella delle emozioni che è l’unica in grado di condurci con dolcezza dentro la nostra personale sala comandi e sbloccare quello che deve essere sbloccato.
Moltissime donne oggi sono sole e sono costrette a gestire il denaro senza saperlo fare perché nessuno ce lo ha insegnato ma soprattutto perché nessuno ci ha fatto capire che ne eravamo capaci.
Se dovessi dire quale è stato il mio fattore x direi la determinazione e il coraggio.