About the author : Emanuela Splendorini

Emanuela Splendorini, professione avvocato. Appassionata di libertà finanziaria al femminile.

https://www.the-mag.org/emanuela-splendorini-vera-partita-con-il-denaro-la-giochiamo-dentro-di-noi/

Attraverso il suo blog “La borsa delle donne”, l’avvocato Emanuela Splendorini affronta il delicato tema della finanza comportamentale declinata al femminile. Ha creato una community “in rosa”, tiene corsi e scritto un libro

Sapete cos’è la finanza comportamentale

È qualcosa che fa bene al portafogli e soprattutto alle persone, alla loro consapevolezza e all’autostima.

E ancora, sapete cos’è la consapevolezza finanziaria?

È un argomento che le donne spesso non conoscono o non vogliono conoscere.

Da qui è iniziato il cammino di Emanuela Splendorini, avvocato, ma prima di tutto donnamamma ed ex moglie come scrive nella bio del suo blog “La borsa delle donne”.

Emanuela ad un certo punto della sua vita – scrive – si è “spezzata”, si è scoperta diversa dalla donna rigida e inflessibile che era e ha cominciato a fare i conti con sé stessa e non solo.

È qui che arriva il blog nato dal «desiderio di avvicinare le donne ad un argomento tanto utile quanto odiato, quello della consapevolezza finanziaria».

«Il rapporto che noi donne abbiamo con il denaro è molto legato al rapporto che abbiamo con noi stesse, con il valore che ci riconosciamo e quindi alla nostra autostima – dice -.

Imparare a conoscere e gestire il denaro non è difficile, l’importante è partire da un punto forse mai preso in considerazione ovvero noi stesse, dimenticandoci quello che di spaventoso, rigido e freddo abbiamo sempre pensato sul denaro».

Insomma, tanti buoni motivi intervistare Emanuela e scoprire qualcosa di più del suo progetto.

Parlaci di te: chi sei, da dove vieni e dove vuoi arrivare.

«Io sono tante cose insieme, ho fatto tante cose e sfuggo ad una definizione omnicomprensiva, come del resto ognuno di noi, le macro aree della mia vita possono racchiudersi in due parole: Donna e Avvocato.

Alla domanda dove voglio arrivare, mi permetto di rispondere dopo, così mi preparo l’atterraggio con le prossime domande».

“La borsa delle donne” è il tuo blog, perché hai scelto questo nome e perché hai deciso di avviare questo progetto di informazione finanziaria al femminile.

«Ho scelto questo nome per due ragioni.

La prima perché dentro la borsa di ogni donna c’è la sua vita dentro poi perché la borsa, intesa in senso finanziario, richiama immediatamente il concetto denaro.

Il progetto è nato strada facendo.

È l’unione di due esperienze, quella professionale come avvocato dove mi occupo prevalentemente di cause bancarie e quella di donna, non donna avvocato, solo donna, immersa e talvolta fagocitata dal caleidoscopico universo femminile.

La scoperta che ha unito questi due mondi è stata quella di rendermi conto che la maggior parte di noi donne ha un rapporto conflittuale con il denaro».

Perché c’era bisogno di un progetto del genere secondo te? 

«Semplicemente perché in Italia, attualmente, non esiste un progetto come il mio.

Nessuno si sogna di dire seriamente che la vera partita con il denaro si gioca dentro di noi, che tutto dipende

principalmente da fattori diversi, rispetto a quelli classici sulla gestione del denaro.

Il denaro ci mette in relazione con la vita, con i bisogni e con i desideri, quindi il rapporto con il denaro è legato alle riposte interiori che diamo rispetto a ciò con il quale il denaro ci mette in relazione.

Siamo cresciuti con l’idea che il denaro fosse qualcosa di esterno a noi, con il quale saremmo entrati in relazione solo da adulti, ma non è affatto così. 

Le esperienze, i ricordi, le credenze che ci portiamo dentro fin da bambini legate al nostro valore personale, al nostro poterci permetterci certe cose o certi comportamenti, al senso di possibilità riguardo a certi beni o certi sogni sono rimasti incastrati da qualche parte dentro di noi e dimenticati, nella totale (in)consapevolezza che sarebbero stati loro a determinare il nostro vero rapporto con il denaro.

Quindi è lì che dobbiamo intervenire prima di tutto.

In Europa e in America la questione è chiara e prende il nome di finanza comportamentale.

Lo psicologo israeliano Daniel Kahneman ha vinto il premio Nobel per l’economia nel 2002 portando alla luce queste fondamentali dinamiche.

In Italia continuiamo a fare finta che il problema si affronti solo altrove».

Parlare di finanza non è semplice, farlo al femminile, forse, lo è ancora di più. Che linguaggio hai voluto utilizzare per raggiungere i tuoi lettori?

«Parlare di finanza non è sempre semplice, ma se non affrontiamo l’argomento dal giusto punto di vista, se continuiamo a parlare del denaro sempre in modo tradizionale è come costruire castelli di sabbia in riva al mare.

Rispetto al denaro le donne hanno molti punti a sfavore legati a ragioni storiche e culturali, ma ne hanno altrettanti a favore perché hanno tendenzialmente una spiccata capacità a frugarsi dentro, rovesciarsi e ricominciare.

Il linguaggio che uso è familiare, amichevole, colorato, aperto,

racconto cose apparentemente semplici di vita quotidiana nelle quali credo che ognuna di noi possa ritrovarsi».

Non ti sei fermata solo al blog, tieni corsi, hai creato una specie di community, insomma, sei diventata un punto di riferimento.

«Sì, a mia insaputa la maggior parte delle volte.

Mi spiego meglio.

Il mio è un argomento inconsueto per un blog al femminile e ancora noto che non ci sentiamo del tutto libere e a nostro agio a parlare di questo argomento, soprattutto in modo così semplice, quasi ci sentissimo a disagio a fare una cosa che riteniamo non debba appartenerci, perché di fatto non ci è mai appartenuta veramente.

Poi, mi capita di incontrare persone o ricevere mail o messaggi di donne che in silenzio leggono e applicano quello che scrivo e mi spiazzano per la loro bellezza e gratitudine.

Insomma, queste principesse come se la cavano col portafogli?

«Alla grande direi… quando si permettono… ‘di tornare a casa’… ».

Progetti futuri?

«A gennaio dovrebbe uscire il mio libro, che è un viaggio molto speciale all’interno di un bosco dove la protagonista vede e trasforma quello che le impediva di tornare al suo castello poi di nuovo i corsi e tutto quello che verrà. 

All’inizio mi hai chiesto dove voglio arrivare, ora posso risponderti.

Voglio mostrare quante più cose possibili in grado di cambiare quello che pensavamo di vedere o di poter fare. 

Voglio mostrare che ci sono ponti e strade per raggiungere quello che stavamo cercando e che questi partono esattamente dal punto dove ci troviamo ora.

Le regole e i metodi sulla gestione del denaro li lascio a chi fa questo di mestiere, a me interessa solo mostrare come costruire castelli sulla roccia.

Ognuno di noi poi lo arrederà come meglio preferisce.

È ambizioso lo so, ma realistico».